La torre, una delle poche testimonianze rimaste nel nord Italia di architettura romana difensiva del V-VI secolo, è caratterizzata da una struttura possente, ma al contempo slanciata. I muri perimetrali infatti si assottigliano progressivamente dalla base (in cui hanno una profondità di circa 2 metri) fino alla copertura della torre (circa 85 cm), creando una serie di gradini (detti “riseghe”) visibili sia all’esterno che all’interno della struttura architettonica alta più di 18 metri. Gli angoli dei muri a valle sono inoltre rinforzati da contrafforti. Gli interni della torre rivelano in modo più evidente la complessa storia dell’edificio: al primo piano, infatti, notiamo la presenza di finestre a feritoia ancora riconducibili al periodo militare, cui è stata aggiunta nel Quattrocento una finestra ogivale. I lacerti di affresco conservati sulle pareti e gli incavi ricavati nella muratura testimoniano come in epoca longobarda questa stanza fosse stata destinata a sepolcreto dalla comunità monastica. Da notare fra gli affreschi ancora leggibili: la figura di una suora che riporta l’iscrizione “casta Aliberga” nome tipicamente longobardo. Il secondo piano fu adibito ad oratorio dalle monache tra l’VIII e l’XI secolo, come ci testimonia la presenza dell’altare e delle raffigurazioni a carattere religioso delle pareti (purtroppo in alcuni punti lacunose). Sulla parete est è presente una rara testimonianza di velario al di sopra del quale campeggia la figura del Cristo accanto a cui in origine dovevano essere raffigurati anche la Vergine e gli Apostoli, mentre sulla parete ovest è rappresentata una teoria di Santi/Martiri e di Sante, al disotto della quale sono raffigurate otto monache in processione con un’ espressionistica posizione delle mani.
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